Eccoci qui a parlare quasi inevitabilmente dell’onda urto di questo prolungato lockdown sulla vita di coppia, in termini di numeri relativi alle separazioni e ai divorzi nell’anno 2020.
Cosi come non sono rassicuranti i dati a proposito del calo delle nascite, anche quelli relativi all’aumento delle separazioni, dei divorzi e ai casi di violenza domestica lo sono drammaticamente.
L’emergenza Covid sta mettendo a dura prova la tenuta della famiglia italiana. Secondo l’Associazione nazionale divorzisti nel 2020 c’è stato un aumento annuo delle separazioni del 60%. «Sono aumentate tantissimo le richieste di separazione dovute principalmente alla convivenza forzata», spiega Matteo Santini, presidente dell’Associazione nazionale avvocati divorzisti.
Numeri leggermente diversi, ma altrettanto drammatici per l’Associazione avvocati matrimonialisti italiani. «La pandemia ha creato l’emergenza familiare non solo quella economica – dice il presidente dell’Ami, l’avvocato Gian Ettore Gassani -, che sottolinea non solo l’aumento delle richieste di separazioni ma denuncia anche un incremento di violenze all’interno della famiglia. Secondo l’Ami nel 2020 ci sono state un 30% in più di richieste di separazioni di cui la metà giudiziali, quindi non consensuali, un aumento del 20% dei femminicidi e un aumento del 70% di violenze all’interno della famiglia. Numeri che parlano da soli. Un dato che rimane costante nelle statistiche delle separazioni in era covid è la differenza tra il Nord e il Sud Italia.
Secondo entrambe le associazioni, le separazioni sono due volte maggiori al Nord rispetto a quello che avviene in Meridione: 450 separazioni ogni mille coppie al Nord e «solo» 200 al Sud (dati Ami). Infine, un ulteriore aspetto negativo del lockdown è stato quello del blocco dei tribunali: sempre secondo l’Ami sono 10 mila le coppie in attesa di un giudizio provvisorio, costrette a convivere sotto lo stesso tetto, loro malgrado.
Riportiamo ora un estratto di un’intervista fatta al dott. Giancarlo Dimaggio, psichiatra e psicoterapeuta, esponente di spicco della “Terapia Metacognitiva Interpersonale” in Italia.
In prima battuta, il dott. Dimaggio afferma che ” la situazione è difficile sia per la dimensione della coppia e che per qualunque aspetto della vita psicologica. Le misure necessarie e indispensabili sono andate a colpire alcuni degli aspetti della vita mentale e sociale degli esseri umani; siamo stati bloccati nel nostro sistema esploratorio, dall’andare a sciare a consumare una cena fuori al ristorante. Questi elementi costituiscono potenziali cause di depressione.”
“Bloccati nel senso di connessione e appartenenza, abbiamo registrato una frattura del senso di comunità, che ricordiamo è un bisogno vitale biologicamente ed etologicamente fondato; basta considerare che quando siamo esclusi da un gruppo o da una comunità intera, nel nostro cervello si attivano le stesse aree che si attivano quando proviamo del dolore fisico.”
“La coppia si è trovata “costretta” tra le mura domestiche avvertendo un forte senso di limitazione e incertezza; solitamente in queste situazioni si attiva un classico meccanismo di “attacco o fuga”, per cui paradossalmente o decido di attaccare la persona vicina oppure decido di allontanarmi dalla fonte che causa stress. Una coppia che ha una normale tenuta psicologica è messa alla prova, invece è molto probabile che se esiste un problema precedente tra la coppia, una situazione di questo tipo farà sicuramente da innesco che potrà causare un’esplosione.”
Alle domande: quando tutto sarà finito, le ferite e i traumi porteranno delle conseguenze e dureranno a lungo? Si parla di sindrome post-traumatica, come si curano gli effetti dello stress?
Il dott. Dimaggio ci dice che per molti di noi rimarranno tracce a breve e a lungo termine e purtroppo le soluzioni non sono a portata. “Possiamo pensare alla necessità di tessere il senso di comunità e alla necessità di attivare una rete di supporto psicologico per ritrasmette alle persone un senso di connessione con il corpo che dia speranza e fiducia. In ultima battuta, possiamo dire che anche dove ci sono dolore e sofferenza psicologica, noi siamo in grado di andare a trovare nel corpo e nella mente i segni della salute, anche se questi segni a volte sono labili ed evanescenti.”