Depressione2019-03-21T16:21:24+02:00

Disturbi Depressivi

I disturbi depressivi hanno come caratteristica comune la presenza di umore triste, vuoto o irritabile, accompagnato da modificazioni somatiche e cognitive che incidono in modo significativo sulla capacità di funzionamento dell’individuo. La differenza tra i vari disturbi consiste nella durata, nella distribuzione temporale e nella presunta eziologia.

Disturbo depressivo maggiore
Il disturbo depressivo maggiore è caratterizzato da episodi distinti di almeno 2 settimane di durata che comportano nette modificazioni affettive, cognitive e nelle funzioni neurovegetative, e remissioni inter-episodiche.

DSM-5: Disturbo depressivo maggiore – Criteri diagnostici

A. Cinque o più dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.
1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riportato dall’individuo (per es., si sente triste, vuoto/a, disperato/a) o come osservato da altri (per es., appare lamentoso/a).
2. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (come indicato dal resoconto soggettivo o dall’osservazione).
3. Significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni.
4. Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni.
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi tutti i giorni.
6. Faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni.
7. Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati quasi tutti i giorni.
8. Ridotta capacità di pensare o concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni.
9. Pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico o un tentativo di suicidio o un piano specifico per commettere suicidio.
B. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
C. L’episodio non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica.
D. Il verificarsi dell’episodio depressivo maggiore non è meglio spiegato dal disturbo schizoaffettivo, dalla schizofrenia, del disturbo schizofreniforme, dal disturbo delirante o dal disturbo dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici con altra specificazione o senza specificazione.
E. Non vi è mai stato un episodio maniacale o ipomaniacale.

Ogni anno nel mondo si ammalano di depressione quasi 100 milioni di individui di cui il 75% non viene trattato e riceve cure inappropriate. Gli esiti della depressione possono essere molto gravi, con notevole deterioramento psicosociale, fino ad arrivare, nei casi più gravi, al suicidio.

Il disturbo depressivo si manifesta per la presenza di cinque o più dei seguenti sintomi per un periodo di almeno 2 settimane:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno;
  • Marcata diminuzione d’interesse o piacere per quasi tutte le attività;
  • Significativa perdita di peso o aumento di peso;
  • Insonnia o ipersonnia;
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio;
  • Stanchezza e mancanza di energia;
  • Sentimenti di colpa, autosvalutazione eccessivi e inappropriati;
  • Incapacità di pensare e concentrarsi e indecisione nelle scelte;
  • Pensieri ricorrenti di morte.

Inoltre, questi sintomi devono causare un disagio significativo o ostacolare il funzionamento del paziente. Alcuni tipi di depressione sono causati da particolari eventi della vita, mentre altri emergono da uno stile di vita stressante.
L’anedonia (la perdita della capacità di provare piacere, di avere pensieri positivi, di sentirsi non abbastanza motivati a fare qualsiasi cosa, non riuscire a provare gioia, stupore o anche affetto) è il carattere principale della depressione.
La depressione può colpire chiunque anche se le ricerche mostrano la presenza di alcuni fattori che aumentano il rischio di svilupparla. La depressione è più comune nei seguenti casi:

  • Donne (molti studi hanno trovato che le donne hanno il doppio delle probabilità di sviluppare una “depressione maggiore” rispetto agli uomini);
  • Persone che per lungo tempo sono disoccupate;
  • Persone i cui genitori hanno una storia di depressione;
  • Persone che hanno perso un genitore prima dell’adolescenza;
  • Persone che non hanno una buona rete di supporto sociale di tipo amicale o parentale;
  • Persone che hanno avuto molti “eventi negativi”, quali un lutto, la perdita del lavoro, fine di una relazione matrimoniale, ecc.;
  • Persone che vivono in città (se paragonate alle persone che vivono in campagna).

Presentare uno o più di questi fattori non significa che si svilupperà necessariamente la depressione. Piuttosto è corretto pensare che questi fattori influiranno sull’aumentare della probabilità che una persona possa diventare depressa, rispetto a chi non presenta questi fattori di rischio. In modo analogo, le persone possono diventare depresse anche senza presentare nessuno di questi fattori di rischio.

Questo disturbo rappresenta l’unione del disturbo depressivo maggiore cronico e del disturbo distimico definiti dal DSM-IV
Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riferito dall’individuo o osservato da altri, per almeno 2 anni.

Presenza, quando depresso, di due o più dei seguenti sintomi:

  • Scarso appetito o iperfagia.
  • Insonnia o ipersonnia.
  • Scarsa energia o astenia.
  • Bassa autostima.
  • Difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni.
  • Sentimenti di disperazione.

Durante i 2 anni di malattia l’individuo non è mai stato privo dei sintomi di cui ai Criteri A e B per più di 2 mesi alla volta.
I criteri per un disturbo depressivo maggiore possono essere continuamente presenti per 2 anni.

Non è mai stato presente un episodio maniacale o ipomaniacale, né sono mai stati soddisfatti i criteri per un disturbo ciclotimico.
Il disturbo non è meglio spiegato da un disturbo schizoaffettivo persistente, dalla schizofrenia, dal disturbo delirante o da un disturbo dello spettro della schizofrenia con altra specificazione o senza specificazione o altro disturbo psicotico.

I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., droga di abuso, farmaco) o di un’altra condizione medica (per es., ipotiroidismo).
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

Questo disturbo rappresenta l’unione del disturbo depressivo maggiore cronico e del disturbo distimico definiti dal DSM-IV. Gli individui con disturbo depressivo persistente descrivono il loro umore come triste o “giù di corda”. Poiché questi sintomi sono divenuti parte dell’esperienza quotidiana dell’individuo essi possono non essere riferiti, a meno che non vengano chiesti all’individuo in modo diretto.

Trattamento

Nella cura dei disturbi depressivi la terapia cognitivo-comportamentale si focalizza soprattutto sul modo in cui il soggetto interpreta gli eventi che accadono, vi reagisce e valuta sé stesso. Secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, i pensieri e le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro hanno un ruolo chiave nell’esordio e nel mantenimento della depressione. Il terapeuta cognitivo-comportamentale aiuterà quindi il paziente ad identificare e modificare i pensieri (fattori “cognitivi”) e i comportamenti (fattori “comportamentali”) disfunzionali che lo mantengono in stato depressivo, a ristabilire i precedenti livelli di attività, a riprendere le proprie relazioni sociali, e soprattutto a prevenire eventuali ricadute riconoscendo i sintomi della depressione appena si manifestano.

L’intervento cognitivo mira a cambiare il modo di pensare e questo porterà a una regolazione del tono dell’umore e a modificazioni dei sintomi e dei comportamenti, che a loro volta influiranno positivamente sui pensieri. L’intervento comportamentale, invece, apporta dei cambiamenti sul piano del comportamento ovvero promuovendo una maggiore attività e un minor isolamento sociale indotto dalla depressione.

Negli ultimi anni numerose ricerche hanno inoltre evidenziato l’efficacia della Terapia Metacognitiva che mira a discutere le credenze che sostengono stili di pensiero maladattivi, come la ruminazione, interrompendo il circolo vizioso di mantenimento della sintomatologia depressiva.

Bibliografia

  • DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.

Film

  • Revolutionary road (Sam Mendes, 2008)
  • Melancholia (Lars von Trier, 2011)