Disturbi correlati a
eventi traumatici e stressanti
I disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti comprendono quei disturbi in cui l’esposizione a un evento traumatico e stressante è elencata esplicitamente come criterio diagnostico.
Vige una stretta relazione tra queste diagnosi e i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati e i disturbi dissociativi.
Il Disturbo da stress post-traumatico (DSPT) è lo sviluppo di sintomi tipici che seguono l’esposizione a uno o più eventi traumatici. La manifestazione clinica del DSPT è variabile. In alcuni individui può essere predominante il rivivere con paura i sintomi emotivi e comportamentali. In altri, possono creare maggiore sofferenza gli stati d’animo anedonici o disforici e i pensieri negativi. Altri ancora mostrano una preminenza di sintomi di arousal e reattivo-esternalizzanti, mentre in altri predominano sintomi dissociativi. Infine, alcuni individui mostrano combinazioni di questi pattern di sintomi.
In generale il disturbo emerge in seguito ad un evento stressante che comporta un innalzamento del livello di ansia, l’evitamento degli stimoli associati al trauma e un indebolimento della reattività emozionale. Benché già in precedenza vi fosse la consapevolezza che gli eventi traumatici vissuti in combattimento potevano produrre nei soldati effetti negativi molto potenti, furono le conseguenze della guerra del Vietnam a sollecitare il riconoscimento di questo nuovo disturbo, il quale non risulta solamente da esperienze di guerra ma anche, per esempio, da violenze fisiche e sessuali.
L’esito psicopatologico delle reazioni ad eventi stressanti non si può attribuire alla semplice caratteristica oggettiva dell’evento stressante. È necessario valutare come traumatici non solo gli eventi che implicano una minaccia alla vita o all’integrità fisica, ma anche quelli percepiti dall’individuo come tali per particolari caratteristiche, come la valenza negativa, l’imprevedibilità e la non controllabilità.
Queste caratteristiche insieme a diversi fattori di vulnerabilità e di rischio si associano all’esordio, allo sviluppo, al mantenimento e alla gravità del disturbo. Il DPTS risulta definito da una costellazione di sintomi, ma a differenza di quanto avviene per altri disturbi psicologici, nella definizione di questa condizione è compresa anche la parte riguardante l’origine della stessa, ovvero un evento traumatico che la persona ha vissuto direttamente, o a cui ha assistito, e che ha implicato morte, minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri. L’evento deve avere creato una paura intensa, orrore e un senso di impotenza.
DSM-5: Disturbo da stress post-traumatico – Criteri diagnostici
Nota: I seguenti criteri si riferiscono a adulti, adolescenti e bambini di età superiore ai 6 anni.
A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno (o più) dei seguenti modi:
1. Fare esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i.
2. Assistere direttamente ad un evento/i traumatico/i accaduto ad altri.
3. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto ad un membro della famiglia oppure ad un amico stretto.
4. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento/i traumatico/i.
B. Presenza di uno o più dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento/i traumatico/i che hanno inizio successivamente all’evento/i traumatico/i:
1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento/i traumatico/i.
2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento/i traumatico/i.
3. Reazioni dissociative (per es., flashback) in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento/i traumatico/i si stesse ripresentando.
4. Intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i.
5. Marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i.
C. Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento/i traumatico/i, iniziato dopo l’evento/i traumatico/i.
D. Alterazioni negative dei pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i.
E. Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento/i traumatico/i iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i.
F. La durata delle alterazioni è superiore a 1 mese.
G. L’aterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
H. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica.
Gli eventi che possono essere definiti “traumatici” sono i seguenti:
– eventi accaduti direttamente alla persona: combattimenti militari, aggressione personale violenta (violenza sessuale, attacco fisico, scippo, rapina), rapimento, essere presi in ostaggio, attacco terroristico, tortura, incarcerazione come prigioniero di guerra o in un campo di concentramento, disastri naturali o provocati, gravi incidenti automobilistici, ricevere una diagnosi di malattie minacciose per la vita;
– eventi accaduti in qualità di testimoni: l’osservare il ferimento grave o la morte innaturale di un’altra persona dovuti ad assalto violento, incidente, guerra o disastro, o il trovarsi di fronte inaspettatamente a un cadavere o a parti di un corpo;
– eventi di cui si è venuti a conoscenza: aggressione personale violenta, grave incidente, o gravi lesioni subiti da un membro della famiglia o da un amico stretto; il venire a conoscenza della morte improvvisa, inaspettata, di un membro della famiglia o di un amico stretto; oppure il venire a conoscenza di una malattia minacciosa per la vita di un proprio bambino. Il disturbo può risultare particolarmente grave e prolungato quando l’evento stressante è ideato dall’uomo (per es., tortura, rapimento).
Trattamento
L’intervento cognitivo-comportamentale ha come obiettivo una progressiva riduzione dell’ansia e degli altri sintomi correlati all’evento traumatico.
Nello specifico prevede l’applicazione delle seguenti tecniche:
- l’esposizione in immagini, una tecnica basata sull’esposizione del soggetto al ricordo del trauma attraverso resoconti verbali e immaginativi;
- l’esposizione in vivo, ossia il confronto graduale e controllato con quelle situazioni ansiogene precedentemente evitate dal soggetto.
La terapia cognitiva si concentra sulle credenze e assunzioni del soggetto circa se stesso, gli altri e il mondo. Dopo aver effettuato un assessment specifico e accurato si procede ad una ristrutturazione cognitiva dei pensieri distorti.
La caratteristica essenziale del disturbo da stress acuto è lo sviluppo di ansia, sintomi dissociativi e di altro tipo, che si manifestano entro 1 mese dalla esposizione ad un evento traumatico estremo.
Sia durante l’evento traumatico che dopo, l’individuo presenta almeno tre dei seguenti sintomi dissociativi:
– sensazione soggettiva di insensibilità;
– distacco o assenza di reattività emozionale;
– riduzione della consapevolezza dell’ambiente;
– derealizzazione;
– depersonalizzazione, o amnesia dissociativa.
Il quadro clinico del disturbo esordisce durante o immediatamente dopo l’esposizione all’evento traumatico ed è caratterizzato da ansia acuta e sintomi dissociativi che durano più di 48 ore. Il decorso naturale può andare verso la remissione spontanea o, a seconda del trauma in causa, verso un disturbo post-traumatico.
DSM-5: Disturbo da stress acuto– Criteri diagnostici
A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale in uno (o più) dei seguenti modi:
1. Fare esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i.
2. Assistere direttamente a un evento/i traumatico/i.
3. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduti al altri.
4. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto ad un membro della famiglia oppure ad un amico stretto.
5. Fare esperienza ad una ripetuta o estrema esposizione a dettagli avversivi dell’evento/i traumatico/i.
B. Presenza di nove o più dei seguenti sintomi di ciascuna delle cinque categorie relative a intrusione, umore negativo, dissociazione, evitamento arousal, che sono iniziati o peggiorati dopo l’evento/i traumatico/i:
Sintomi di intrusione
Umore negativo
Sintomi dissociativi
Sintomi di evitamento
Sintomi di arousal
Trattamento
Lo stress, l’impotenza, lo shock per l’evento traumatico vissuto possono portare a reazioni di dolore, colpa, confusione, irritabilità, problemi di sonno e sentimenti di disorientamento e per gestirli è necessario adottare un atteggiamento costruttivo.
L’obiettivo del trattamento non è quello di eliminare lo stress ma di apprendere a rispondere adattivamente in situazioni stressanti e ad essere resistenti di fronte al fallimento. Per alcune persone gli eventi traumatici e le perdite stimolano un processo di guarigione: l’esperienza traumatica può portare l’individuo a riordinare una precedente esistenza disorganizzata ridefinendo valori ed obiettivi.
Presenza di sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad un evento stressante identificabile. L’evento stressante può essere un evento singolo oppure possono esservi eventi stressanti multipli (per es., marcate difficoltà economiche e problemi coniugali). Il quadro sintomatologico è caratterizzato da umore depresso, tristezza, preoccupazione, ansia, insonnia, bassi livelli di concentrazione e una marcata compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, scolastico o in altre aree importanti della vita (Casey & Bailey, 2013).
DSM-5: Disturbo dell’adattamento – Criteri diagnostici
A. Lo sviluppo di sintomi emotivi e comportamentali in risposta ad uno o più eventi stressanti identificabili che si manifesta entro 3 mesi dall’insorgenza dell’evento/i stressante/i.
B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi, come evidenziato da uno o da entrambi i seguenti criteri:
1. Marcata sofferenza che sia sproporzionata rispetto alla gravità o intensità dell’evento stressante, tenendo conto del contesto esterno e dei fattori culturali che possono influenzare la gravità e la manifestazione dei sintomi.
2. Compromissione significativa del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
C. Il disturbo correlato con lo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo mentale e non rappresenta solo un aggravamento di un disturbo mentale preesistente.
D. I sintomi non corrispondono ad un lutto normale.
E. Una volta che l’evento stressante o le sue conseguenze sono superati, i sintomi non persistono per più di altri 6 mesi.
Trattamento
Il trattamento mira a riconoscere e modificare gli schemi distorti del pensiero relativi a se stessi, all’evento traumatico e al mondo. La persona viene aiutata a gestire le emozioni negative al fine di abbassare il livello di arousal. La Terapia Cognitivo Comportamentale centrata sul trauma prevede interventi di esposizione basati sull’abituazione (riduzione dell’ansia dopo l’esposizione prolungata allo stimolo) e sul processamento dell’informazione (rivalutazione della passata informazione e l’incorporamento di una nuova informazione, diversa e funzionale, nella memoria del trauma stesso).
Bibliografia
Casey, P., & Bailey, S. (2013). Adjustment disorders: the state of the art. World psychiatry, official jourmal of the World Psychiatric Association (WPA).
DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
Film
American Sniper (Clint Eastwood, 2015)