Psicoterapia cognitivo comportamentale
La Terapia Cognitivo-Comportamentale è considerata dalla comunità scientifica internazionale e dalle più autorevoli organizzazioni sulla salute uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento di un gran numero di disturbi psicologici e psichiatrici. L’approccio cognitivo-comportamentale alle problematiche psicologiche si fonda sui risultati della ricerca scientifica che hanno mostrato l’esistenza di una stretta connessione tra pensieri, emozioni e comportamenti.
Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato che le reazioni emotive e comportamentali sono determinate dal modo in cui gli individui interpretano le situazioni, quindi dal significato attribuito agli eventi. Convincimenti e interpretazioni si configurano, di conseguenza, alla base di meccanismi di apprendimento che possono essere più o meno aderenti alla realtà e più o meno funzionali al benessere della persona. Correggendo pensieri e comportamenti nel presente è quindi possibile migliorare la qualità di vita della persona.
Questo non facile obiettivo può essere raggiunto utilizzando i seguenti metodi: 1. Il metodo cognitivo ha lo scopo di aiutare ad individuare e correggere i pensieri negativi (cognizioni) che spesso accompagnano e sono causa di emozioni spiacevoli (dolore, sconforto, paura); 2. Il metodo comportamentale, invece, ha lo scopo di modificare i comportamenti fonte di sofferenza aiutando la persona ad acquisire nuove modalità per affrontare le situazioni problematiche.
La teoria di fondo sottolinea, quindi, l’importanza delle distorsioni cognitive e della rappresentazione soggettiva della realtà all’origine del mantenimento dei disturbi emotivi e comportamentali (Beck, 2011; 2013). Infatti, non sono gli eventi in sé a creare e a mantenere i problemi psicologici, emotivi e comportamentali perché questi verrebbero piuttosto influenzati dalle costruzioni cognitive dell’individuo.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si propone, pertanto, di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.
Il modello cognitivo considera tre livelli di cognizioni:
- convinzioni profonde (core beliefs) o schemi cognitivi;
- convinzioni intermedie;
- pensieri automatici;
Le convinzioni profonde sono delle strutture interpretative di base con cui la persona rappresenta se stesso e gli altri e organizza il suo pensiero. Uno schema è quindi una tendenza stabile ad attribuire un certo significato agli eventi. I contenuti degli schemi cognitivi vengono considerati come delle verità assolute e per questo sono più rigidi, globali e ipergeneralizzati rispetto alle altre forme di cognizione. Essi possono riguardare noi stessi (schema di sé), gli altri (schema dell’altro) e la relazione di sé con l’altro (schema interpersonale).
Le convinzioni intermedie sono delle idee o interpretazioni su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci permettono di organizzare l’esperienza, prendere decisioni in tempi brevi e di orientarci nelle relazioni interpersonali. Esse sono più malleabili rispetto alle convinzioni di base e sono costituite da opinioni, regole e assunzioni.
I pensieri automatici, infine, sono le cognizioni più vicine alla consapevolezza conscia e possono presentarsi sotto forma di parole, piccole frasi o immagini che attraversano la mente della persona ad un livello più superficiale. Questi sono facilmente modificabili e sono direttamente responsabili delle emozioni esperite dalla persona. Secondo il modello cognitivo, le convinzioni profonde influenzano le convinzioni intermedie e quelle intermedie influenzano i pensieri automatici; questi, infine, interferiscono direttamente sullo stato emotivo della persona.
In sintesi la CBT è:
- fondata su basi empiriche ed è stata sottoposta ad innumerevoli e rigorose ricerche cliniche in tutto il mondo;
- il suo linguaggio ed i suoi metodi sono ben definiti ed è quindi molto apprezzata anche in altri ambiti scientifici (la neurofisiologia, l’etologia, la psicologia del comportamento, la psicobiologia);
- le sue basi teoriche sono relativamente intuitive ed immediatamente comprensibili dai pazienti;
- la durata del trattamento è in genere piuttosto breve;
- la terapia si svolge in un clima collaborativo, con uno stile di comunicazione diretto, concreto e orientato allo scopo.
La terapia cognitivo-comportamentale è stata descritta per la prima volta da Albert Ellis (1962) e da Aaron T. Beck (1964). Essa si articola attraverso protocolli dettagliati e procedure mirate che seguono l’inquadramento diagnostico (attraverso colloqui, test, questionari). La terapia cognitivo comportamentale ha assunto il ruolo di trattamento d’elezione per molti disturbi, così come attestano recenti documenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Bibliografia
- Ellis, A. (1962), Ragione ed emozione in psicoterapia. Tr. it. Astrolabio, Roma 1989.
- Beck, A.T (1964), Thinking and depression: 2. Theory and therapy. In Archives of General Psychiatry, 10, pp. 561-571.
- Beck, J.S. (2011). La terapia cognitivo-comportamentale. Tr. It. Astrolabio-Ubaldini, Roma 2013.
- Beck, A.T. (2013). Anxiety Disorders and Phobias: A Cognitive Perspective. Basic Books, New York.