Come funziona2019-11-21T22:02:15+02:00

Come si svolge una seduta di psicoterapia?

La seduta è uno spazio in cui l’individuo può raccontare liberamente di sé, è un momento di conoscenza e di esplorazione del proprio mondo interiore. Il terapeuta osserva, ascolta e raccoglie una serie di elementi utili all’indagine psicodiagnostica e che condividerà con il paziente. Lo scambio terapeuta-paziente avviene in un clima caldo e di accettazione in cui ci si sofferma a riflettere sulle difficoltà emotive o comportamentali emerse, sulle risorse attive, si formulano ipotesi alternative o possibili soluzioni, si valutano punti di vista nuovi o soluzioni creative al fine di promuovere “un cambiamento”.

La seduta di psicoterapia si avvale come strumento principale del colloquio clinico ovvero di una tecnica di osservazione e di studio del comportamento umano che ha lo scopo di comprendere (con la ricerca e la valutazione diagnostica) e aiutare (con l’orientamento e la terapia) il paziente. La tecnica del colloquio favorisce una conoscenza diretta, “dal vivo”, della dinamica interpersonale del paziente. Lo scambio avviene principalmente a livello verbale ma comprende l’esplorazione del sistema cognitivo-affettivo-comportamentale che si deduce dalle narrazioni riportate in seduta.

Il primo appuntamento

Il primo appuntamento è un momento che desta sentimenti contrastanti, c’è la curiosità da un lato ma anche il timore e l’imbarazzo di aprirsi dall’altro.

Molti sperimentano la paura di non essere compresi abbastanza, altri di non riuscire ad esporre apertamente i propri vissuti, altri ancora temono di venire a conoscenza di parti oscure di sé. Sono tanti i motivi che caricano il primo incontro di numerose ansie ma è bene invece precisare che questo è anche il momento di presa di consapevolezza in cui si decide di voler cambiare, di volersi migliorare o semplicemente di conoscersi meglio facendo un viaggio dentro se stessi. Il cambiamento avviene quindi nel momento stesso in cui si decide di contattare il terapeuta per fissare il primo colloquio e già in questa fase si osserva una sorta di “movimento-spostamento” verso una direzione nuova.

Il lavoro psicoterapico si organizza all’interno di un rapporto di fiducia che necessariamente dovrà essere costruito ma che può essere stabilito fin dai primi incontri. Si parla infatti di alleanza diagnostica, ovvero di quel rapporto emotivo che si instaura tra clinico e paziente nel corso della consultazione e che si fonda su una relazione improntata sulla fiducia senza la quale il processo terapeutico non avrebbe gli stessi sviluppi o lo stesso valore.

Il percorso

La psicoterapia è un percorso che segue un andamento e un ritmo che sono dettati dalle caratteristiche del singolo individuo, dalle sue risorse, dalla motivazione intrinseca, dalla reattività alle situazioni.

Il trattamento è un percorso individualizzato e specifico strutturato attorno ad un determinato individuo che viene accolto nella sua unicità e particolarità.

Ognuno è il frutto di una storia da cui originano idee e schemi che ci orientano nella comprensione del mondo e che sono l’espressione di ciò che siamo.

È proprio nella scoperta di questi schemi che si organizza il lavoro psicologico che essendo un percorso personalizzato non ha un tempo stabilito in quanto la forma e la struttura la si stabilisce nel corso delle sedute in un’ottica di collaborazione e di condivisione degli scopi.

Domande frequenti

Durante il primo colloquio si mette la persona nella condizione di conoscere il clinico, di esporre i propri dubbi e di valutare se tornare per un secondo incontro. Solitamente i primi colloqui sono finalizzati ad una raccolta sistematica dei dati al fine di ricostruire la storia clinica del paziente. Si procede con la somministrazione di test, questionari e schede di autovalutazione. I primi colloqui sono incentrati sulla raccolta anamnestica al fine di ottenere un inquadramento diagnostico. Quanto emerso dalla valutazione iniziale viene poi condiviso con il paziente che ha facoltà di scegliere se intraprendere o meno il percorso.

Non è possibile stabilire la durata del percorso ma è compito del clinico fare mensilmente, insieme al paziente, il punto della situazione sull’andamento del trattamento e sui tempi dello stesso così come ridefinire in base agli obiettivi prefissati o raggiunti la frequenza degli incontri.

L’aver intrapreso un percorso di psicoterapia non obbliga alla prosecuzione dello stesso piuttosto è necessario condividere l’eventuale decisione con il terapeuta ed evitare interruzioni senza preavviso che potrebbero destare sentimenti di frustrazione sia per il paziente che per il clinico stesso. È opportuno evidenziare che la psicoterapia è uno spazio in cui potersi esprimere liberamente e in cui rivelare le perplessità che di volta in volta emergono senza avere il timore di essere giudicati.

Uno degli accordi presi ad inizio trattamento è quello di rispettare i tempi e gli orari stabiliti per le sedute in quanto paziente e terapeuta si impegnano a dare valore a questo spazio. Nel caso in cui il paziente fosse impossibilitato a rispettare l’appuntamento è opportuno avvisare con almeno due giorni di anticipo al fine di recuperare la seduta nell’arco della settimana. Nel caso in cui non venisse rispettato tale accordo la seduta dovrà essere saldata ugualmente.

Nessun terapeuta è dotato di una bacchetta magica pertanto non sarà in grado di fornire una risposta certa. E’ possibile, però, affermare con convinzione che l’aiuto offerto dal terapeuta al fine di migliorare le condizioni di vita del paziente, promuovere il suo benessere psichico così come sostenerlo nel mantenere alta la motivazione e l’aderenza al trattamento saranno risorse attive per tutta la durata del trattamento.

La psicoterapia ha anche un valore “psicoeducativo” ovvero si cercherà, per tutta la durata del trattamento, di far diventare il paziente il “terapeuta di se stesso” fornendogli una sorta di cassetta degli attrezzi ovvero di strumenti utili alla gestione autonoma delle situazioni che causano disagio e sofferenza.

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